L’economia digitale. Termine che indica innovazione e tecnologia applicate all’economia e a tutte le attività necessarie a soddisfare un bisogno. Non bisogna però lasciare il primato in questo settore alla Cina e all’USA. La partita sull’Intelligenza Artificiale si gioca tra USA, Cina, Europa e Israele. L’Europa paga la frammentazione nelle varie politiche nazionali. L’Italia è al 25° posto su 28 paesi europei nel punteggio DESI (Digital Economy and Society Index) complessivo del 2018 e ha sviluppato una strategia per raggiungere gli obiettivi indicati predisponendo il “Piano nazionale Banda Ultra Larga” e “Crescita Digitale”. Affinché si sviluppi una più efficiente economia digitale è necessario vi siano alcuni presupposti: dotarsi di infrastrutture tecnologiche, fisse e mobili, evolute; diffondere tra le PMI una maggiore adozione e utilizzo dell’ICT; ripensare i modelli imprenditoriali; puntare sulla formazione dei lavoratori.
Le cinque aree tematiche da valutare sono: connettività; capitale umano e competenze digitali; uso di internet da parte dei cittadini; integrazione di tecnologie digitali da parte delle aziende; digitalizzazione dei servizi pubblici. Attenzione però che l’economia digitale ha uno raggio di azione molto più ampio della Rete (Internet), comprende tutte le diverse tecnologie, sia hardware che software, sia online che offline: dai sistemi cloud al mobile, dall’Internet ai Big Data, fino ai social network. È un settore in continua evoluzione e trasformazione tanto da ampliare continuamente lo spazio dell’economia digitale. Il fenomeno più importante è la sempre maggiore integrazione e ibridazione tra il digitale e l’economia tradizionale, i cui processi produttivi vengono trasformati e ottimizzati dalla tecnologia digitale.
Un’opportunità sicuramente da cogliere visto che la Commissione Europea ha proposto un nuovo programma digitale da 9,2 miliardi euro che dovrebbe concretizzarsi nel periodo compreso tra il 2021 e il 2027. Il piano “Europa Digitale” punta a sfruttare al meglio il nuovo quadro giuridico che sta dando vita al mercato unico, concentrandosi su cinque settori: calcolo ad alte prestazioni, intelligenza artificiale, cybersicurezza, competenze digitali e uso delle tecnologie digitali nell’economia e nella società.
Ritengo altresì doveroso che ci sia un’attenzione primaria per le PMI, che rappresentano il tessuto portante e uno dei motori dell’economia italiana. È necessario però incentivare una maggiore adozione e utilizzo dell’ICT (Information and Communications Technology) e dei servizi digitali come acceleratori dello sviluppo anche per velocizzare il processo di trasformazione e di maggiore efficacia. La chiave del successo è una piattaforma che colleghi consumatori e creatori di contenuti favorendo la digitalizzazione delle imprese e commercio elettronico.
Diventa, perciò, necessario sviluppare piattaforme innovative e formare i giovani modificando anche i programmi scolastici affinché si possa essere competitivi in un mondo sempre più digitale.
Altro settore strategico è rappresentato dal turismo. Bisogna che l’Unione Europa torni a parlare di turismo e definisca una strategia comune, in cui l’Italia possa giocare un ruolo chiave. Si devono individuare percorsi che uniscano concretamente istituzioni e operatori di settori. Bisogna incentivare nuovi corsi per la formazione di manager che abbiamo competenze polivalenti, non solo nelle strette materie di competenza sull’accoglienza, ma che sappiano tenere conto di tutti quelli aspetti innovativi, sociali, culturali e artistici che appartengono al nostro straordinario patrimonio storico e che meritano di essere valorizzati pienamente.