L’Unione Europa deve attuare una politica di rilancio del turismo e soprattutto definire una strategia comune, in cui l’Italia possa giocare un ruolo chiave, come è da sempre per storia, cultura e tradizione. Il turismo è uno dei settori strategici per la nostra economia e per il tessuto socio-culturale ed economico del nostro paese, soprattutto per quanto riguarda il ruolo delle PMI e le nuove opportunità di business che si possono realizzare. Le implicazioni sono davvero tante e riguardano molti settori correlati tra loro. Per questo è arrivato il momento di agire e individuare dei percorsi che sappiano unire concretamente istituzioni e operatori di settori, anche per dare le risposte adeguate ad ogni tipo di attività turistica.
È importante valutare alcuni dati forniti dal Parlamento Europeo. “Il settore del turismo a livello di Unione europea – si legge in una nota sul sito ufficiale – nella sua definizione più stretta (in termini di fornitori tradizionali di viaggi e di prestazioni turistiche), conta 2,3 milioni di imprese, principalmente piccole e medie (PMI), che danno lavoro a circa 12,3 milioni di persone. Nel 2014 un’impresa su 10 dell’economia commerciale non finanziaria europea apparteneva all’industria del turismo. Nel 2018, il settore dei viaggi e del turismo ha contribuito al PIL dell’Unione e all’occupazione rispettivamente per il 3,9 e il 5,1% della popolazione attiva (il che corrisponde a circa 11,9 milioni di persone). Se si considerano gli stretti legami con altri settori economici, questo contributo aumenta ulteriormente, in pratica più del 10,3% del prodotto interno lordo (PIL) e almeno il 11,7% dell’occupazione totale, il che corrisponde a 27,3 milioni di lavoratori”.
Dati che trovano conferma con quanto avvenuto anche nel 2017, dove il turismo internazionale nel mondo ha raggiunto ben 1,32 miliardi di arrivi (+ 7%) e ha rappresentato 671 milioni di arrivi in Europa, ossia il 51 % del mercato (+ 8 %).
Uno studio prospettico a lungo termine dell’Organizzazione mondiale del turismo (UNWTO) prevede una più modesta crescita del turismo in Europa da qui al 2030, stimata a 744 milioni di turisti (+ 1,8 %), ossia il 41,1 % del mercato globale. Un dato che merita un’importante riflessione. Da un punto di vista europeo, la politica del turismo svolge un ruolo nel perseguimento di obiettivi generali in materia di occupazione e di politica della crescita. La dimensione ambientale e sostenibile del turismo acquisirà nel tempo maggiore rilevanza, essendo già presente negli ambiti del turismo sostenibile, responsabile o etico. E’ compito delle istituzioni agire con tempestività affinché queste stime possano crescere. Ma questo è realizzabile solo con una politica condivisa tra Unione e Stati Membri.
Per questo motivo è arrivato il momento di incentivare nuovi corsi per la formazione di MANAGER che abbiamo competenze polivalenti, non solo nelle strette materie di competenza sull’accoglienza e ospitalità, ma che sappiano tenere conto di tutti quelli aspetti innovativi, sociali, culturali e artistici che appartengono al nostro straordinario patrimonio storico-culturale e che meritano di essere valorizzati pienamente anche imparando a sollecitare tutti i sensi per far suscitare profonde emozioni.