Il mio programma elettorale
UN NUOVO MODELLO PER L’UNIONE EUROPEA
Riaffermare il ruolo dell’Italia in Europa è importante, così come recuperare quello spirito comune. Il modello Stati Uniti d’America non è la soluzione per rilanciare il ruolo dell’Unione e degli Stati Membri in quanto abbiamo storia, identità, cultura e peculiarità diverse. Non ritengo sia corretto parlare di modello Stati Uniti per l’Unione Europea ma di UNIONE FEDERALIZZAZIONTE poiché si fonda su una dimensione federale e su una dimensione intergovernativa. Per esempio l’unione monetaria riguarda l’unione federale mentre la politica estera e sicurezza comune, come altre politiche e le riforme dei trattati che richiedono l’unanimità, sono intergovernative. È necessario per alcuni importanti capitoli dell’UE incentivare, coltivare e supportare il modello federalista già esistente, per renderlo ancora più forte. Il modello confederale, nell’Unione Federalizzante, può maggiormente valorizzare l’autonomia di ogni singolo Stato membro favorendo il principio di sussidiarietà, come è stabilito anche dall’articolo 5 del Trattato dell’Unione Europea. In pratica nei settori che non sono di sua esclusiva competenza l’Unione interviene se e nella misura in cui gli obiettivi dell’azione prevista non possono essere sufficientemente realizzati dagli Stati membri. Su questo c’è molto da lavorare per rendere tutti gli Stati in grado di autodeterminarsi per poter cooperare in armonia, ognuno con le sue specificità, sui grandi temi europei fra i quali: politica estera e sicurezza, difesa, mercato interno, economia, innovazione tecnologica, economia digitale, ambiente, agricoltura, salute e cultura.
RECUPERARE IL RUOLO STRATEGICO DELL’ITALIA NELL’UNIONE EUROPEA
L’Italia è stata molto lungimirante negli anni Cinquanta quando contribuì, da grande protagonista, alla nascita della CECA, la Comunità Economia del Carbone e dell’Acciaio con i Trattati di Parigi del 1951 e poi della CEE, la Comunità Economica Europea con la firma dei Trattati di Roma del Marzo 1957. Questi due momenti sono figli del periodo storico più buio e doloroso della storia europea che usciva sofferente dalle due Guerre Mondiali. Ma entrambi, i trattati, si sono realizzati con quello spirito collaborativo che in Italia ci ricordano i padri fondatori che hanno contribuito alla nascita della nostra Costituzione. Sovranismo vuol dire rimarcare il ruolo da protagonista che l’Italia deve avere in Europa. E per farlo servono all’interno dell’UE persone serie e competenti, che conoscano la materia e le istituzioni e che, altresì, sappiano parlare bene almeno le due lingue ufficiali della Commissione: inglese e francese.
Il mio impegno sarà principalmente sui temi che mi stanno più a cuore quali: economia digitale, ambiente, natura, agricoltura, salute, diritti delle donne, diritti umani, politiche di coesione e di inclusione sociale delle persone disabili, politica estera e di cooperazione allo sviluppo e, ovviamente, cultura, valorizzazione del patrimonio culturale e turismo. Penso anche alle piccole e medie imprese e all’artigianato, che sono la storia, l’economia e la cultura del nostro paese.
LAVORARE SUL PATTO DI STABILITA’ PER RAFFORZARE LA MONETA UNICA
Il problema è che abbiamo deciso di realizzare la moneta unica e con la crisi si è creata la sfiducia fra gli Stati membri. Dobbiamo lavorare affinché il patto di stabilità non sia una morsa ma permetta la crescita e consenta di rafforzare l’unione monetaria ed economica. Sostenere ogni Stato membro e tenere conto delle specificità in campo economico, culturale e sociale può rappresentare una delle chiavi per valorizzare l’autonomia, senza perdere mai di vista una visione europea condivisa. Questo tipo di percorso di concertazione tra Unione Europea e Stati Membri, se intrapreso, potrebbe avere nel medio e lungo periodo benefici riuscendo a fare del patto di stabilità e crescita un effettivo strumento catalizzante, permettendo, in via del tutto eccezionale, una deroga nel caso di catastrofi naturali, come è successo recentemente nel cuore della nostra Italia. La deroga non deve essere la normalità, ma l’eccezione che viene concessa solo con l’approvazione di un programma operativo d’interventi che definiscono modi e tempi d’attuazione.
IMMIGRAZIONE: CREARE UNA FRONTIERA COMUNE EFFICIENTE
Una politica migratoria lungimirante e globale dovrebbe essere alla base dell’Unione Europea. È necessario rafforzare la nostra frontiera comune, anche per poter risolvere il dramma degli sbarchi, irrobustendo l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, denominata FRONTEX, a cui è affidato il funzionamento del sistema di controllo e gestione delle frontiere esterne dello Spazio Schengen e dell’Unione europea. La guardia costiera e di frontiera europea, che ha come funzione principale quella di contribuire a una gestione integrata delle frontiere esterne, deve assicurare il controllo e garantire una gestione efficiente dei flussi migratori, contribuendo così ad assicurare la sicurezza dell’UE. Ritengo necessario proteggere e regolare il traffico marittimo nel Bacino del Mediterraneo ed evitare anche che le ONG possano agire senza un reale controllo. È necessaria la collaborazione di tutti gli Stati Membri. Si potrebbero utilizzare e valorizzare strumenti già esistenti in Europa, troppo spesso sconosciuti anche agli stessi politici come, per esempio, l’Agenzia europea EASO. L’EASO, che ha sede a Malta, opera come centro specializzato in materia di asilo e contribuisce allo sviluppo del sistema europeo comune agevolando, informando, coordinando e rafforzando la collaborazione pratica tra tutti gli Stati membri. Partendo da questo lavoro di raccolta dei dati reali sul flusso migratorio è possibile favorire l’istituzione di una politica seria e mirata alla reale solidarietà, realizzando collocamenti ad hoc, e non casuali, negli Stati membri anche a seguito di una legislazione chiara e una visione condivisa.
E chi delinque e viene da un’altra Nazione deve scontare la pena nel paese di provenienza. Le nostre carceri sono stracolme di cittadini comunitari ed extracomunitari che una volta usciti continuano a delinquere e noi non possiamo farci carico di tutto questo. Per farlo è indispensabile rinegoziare gli accordi fra gli stessi Stati Membri e tra l’Unione Europea con il resto del mondo. Alla base è necessaria una efficiente politica di sicurezza comune attuando una vera e propria cooperazione d’intelligence che diventa essenziale nella lotta contro il terrorismo.
CORSI DI APPRENDISTATO PER GLI IMMIGRANTI
Il regolamento di Dublino deve essere rivisto, così come il metodo di collocazione degli immigrati negli Stati membri. Ritengo che il meccanismo della corretta accoglienza debba giocare un ruolo chiave. Potrebbe essere importante creare dei veri e propri CORSI DI APPRENDISTATO PER IMMIGRATI, i quali, in questo modo, si potranno formare meglio nei loro settori lavorativi di competenza con l’inserimento all’interno di imprese, dove seguiranno corsi di qualifica professionale o di alta formazione e, allo stesso tempo, metteranno in pratica le proprie abilità svolgendo una mansione di lavoro concreta. Opereranno nei settori professionali in cui si erano già istruiti nei loro luoghi d’origine, in modo da acquisire la conoscenza necessaria a sviluppare le attività nei loro paesi di provenienza. Potrebbero, perciò in seguito, essere impiegati attivamente nella realizzazione di progetti di cooperazione internazionale nelle loro nazioni di origine.
UNA NUOVA POLITICA DI COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO
Mi occupo da sempre di cooperazione allo sviluppo sia per la mia competenza professionale e sia perché ritengo ciò una priorità. Aiutare gli immigrati nei territori di provenienza non è solo uno slogan elettorale e come dice l’emerito Papa Joseph Ratzinger “Prima ancora che il diritto a emigrare va riaffermato il diritto a non emigrare”. Per farlo è necessaria una coordinata e vigorosa attività di cooperazione allo sviluppo e creare, così, le condizioni per far rimanere le persone nei propri luoghi d’origine. Servono regolamenti e direttive europee ma anche le corrispettive leggi di attuazione in ogni singolo Stato membro. Realizzare infrastrutture in Africa non è utopistico come molti credono. In Italia l’unica vera legge sulla cooperazione risale al 1992, che è stata poi bloccata con tangentopoli, e dal 2014 solamente un’agenzia che rappresenta il braccio tecnico-operativo del sistema italiano di cooperazione. È tempo di varare una nuova legge italiana che permetta di cooperare in sintonia con i finanziamenti comunitari sia per dare una mano concreta ai migranti e sia per favorire l’economia del nostro paese considerando anche il ruolo primario che possano giocare le nostre imprese edili nel costruire infrastrutture e complessi abitativi.
DIPLOMAZIA CULTURALE DETERMINANTE PER LA POLITICA ESTERA E SICUREZZA
L’Unione Europea deve avere una reale politica estera e di sicurezza comune che sia incisiva e che possa portare avanti i valori e i principi dell’UE. Uno strumento importante è la DIPLOMAZIA CULTURALE che può intervenire nello sviluppo e nell’attuazione di programmi di cooperazione internazionale. La diplomazia culturale come strumento di dialogo per unire i popoli attraverso l’arte e il patrimonio culturale. Cultura e politica procedono nella stessa missione di avvicinare i popoli. Per rafforzare la cooperazione multilaterale è necessario promuovere pace e sicurezza globale, prosperità, sviluppo sostenibile e diritti umani. Fra le priorità è importante indicare misure appropriate per la salvaguardia del patrimonio culturale al fine di proteggere la diversità culturale e i simboli storici, emblemi delle differenti identità, che vengono barbaramente distrutti in aree di crisi. L’intendimento è quello di promuovere e includere misure efficaci per la protezione del patrimonio culturale ostacolando il traffico di antichità nel mandato di mantenimento della pace. E l’Italia è da tempo impegnata, unitamente all’Unesco con la Task Force dei Carabinieri Unite4Heritage denominati i “Caschi Blu della Cultura”, ad attività di tutela del patrimonio artistico in zone difficili. Considerando che l’Unite4Heritage è l’iniziativa, creata nel 2015 dall’Unesco, per sensibilizzare gli Stati membri dell’Organizzazione a valorizzare e tutelare il patrimonio culturale, proteggendolo dai danni in zone di guerra, e per educare i giovani di tutto il mondo a preservare la cultura come strumento di integrazione, crescita e sviluppo sostenibile. Il recupero e la salvaguardia del patrimonio culturale, quale testimone della propria storia, civiltà, cultura, identità e tradizione, può essere uno dei terreni più fertili e innovativi, e, i beni culturali se ben conservati e valorizzati possono essere un’importante risorsa economica e sociale oltre che fondamento per la democrazia. Ritengo che si possa fare molto per prevenire e risolvere i conflitti, se si conoscono storia e cultura delle aree di crisi, però, è fondamentale lavorare in cooperazione fra mondo politico, culturale, universitario, militare e civile. È importante ricordare che parte integrante della politica estera e di sicurezza comune dell’Unione (PESC) è la politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) contemplata nel trattato sull’Unione europea che stabilisce il quadro per le strutture politiche e militari dell’UE e per le missioni militari e civili e le operazioni all’estero. La PSDC ha subito recentemente importanti modifiche strategiche e operative per soddisfare le sfide in materia di sicurezza e la domanda diffusa di maggiori risposte da parte dell’UE.
È necessario proporre un nuovo quadro strategico per approfondire e rendere più efficaci le relazioni culturali internazionali, nonché un nuovo modello di cooperazione con gli Stati membri, gli istituti nazionali di cultura, gli operatori pubblici e privati nell’UE e nei suoi paesi partner, creando opportunità, sinergie e ottimizzando i vantaggi socioeconomici.
REALIZZARE INFRASTRUTTURE E RETI DIGITALI
Le infrastrutture viarie rivestono un ruolo centrale per lo sviluppo di qualsiasi attività e la TAV (la Nuova Linea Torino–Lione) è un progetto strategico per il nostro paese e per il futuro dell’Italia che deve essere realizzato. Si tratta di uno tra i cantieri infrastrutturali più importanti che abbiamo: una rete di trasporto trans-europee (TEN-T), che consiste in un insieme di infrastrutture di trasporto integrate previste per sostenere il mercato unico, garantire la libera circolazione delle merci e delle persone e rafforzare la crescita, l’occupazione e la competitività dell’Unione europea con ripercussioni ambientali ed economiche evidenti a tutti. Non è solo un collegamento con la Francia, ma la porta per l’Europa.
Inoltre è, altresì, fondamentale sviluppare non solo infrastrutture tradizionali ma soprattutto una rete informatica e di telecomunicazione digitale. In particolare, potenziare la banda larga in tutto il territorio e la cooperazione europea in materia di scienza e tecnologia (COST) che è finalizzata alla creazione di reti di ricerca per offrire uno spazio aperto per la collaborazione tra scienziati di tutta Europa (e non solo) dando quindi slancio ai progressi della ricerca e all’innovazione.
INCENTIVI ALLE FAMIGLIE E ASILI NIDO GRATUITI
L’Unione Europa può dare un contributo importante nelle politiche di sostegno familiare che rimangono comunque di competenza nazionale. Credo sia doveroso realizzare un LIBRO BIANCO sulle POLITICHE SOCIALI e creare un rapporto d’iniziativa per determinare azioni a favore della famiglia. Tutti gli Stati Membri saranno invitati a compiere misure concrete per le famiglie tenendo conto delle loro necessità ma, soprattutto, aiutando i giovani a trovare casa e realizzando asili nido gratuiti, anche con la creazione di un fondo speciale a favore delle imprese che intendono realizzare asili nido aziendali sempre con la presenza di personale qualificato. Sarà comunque fondamentale proseguire con le politiche di coesione e di inclusione sociale delle persone disabili e combattere la povertà, considerando che l’UE nella definizione e nell’attuazione delle sue politiche e azioni, tiene conto delle esigenze connesse con la promozione di un elevato livello di occupazione, la garanzia di un’adeguata protezione sociale, la lotta contro l’esclusione sociale e un elevato livello di istruzione, formazione e tutela della salute umana.
TUTELA DELL’AMBIENTE E DEL TERRITORIO PER LA SALUTE DEL CITTADINO
L’Unione Europea è storicamente pioniera nella lotta contro il cambiamento climatico. Ho lavorato attivamente anche durante il mio mandato al Parlamento Europeo presiedendo, altresì, il gruppo di lavoro sui cambiamenti climatici nell’Assemblea Africa, Caraibi, Pacifico e l’Unione Europea. Sono stati due anni d’intenso lavoro finalizzati a esaminare e valutare gli effetti e le implicazioni socioeconomiche dei cambiamenti del clima e dell’innalzamento del livello del mare sui piccoli Stati insulari, le proposte di strategie, anche pratiche, per accrescere la consapevolezza, a livello internazionale, dei pericoli insiti di tali cambiamenti specie analizzando le catastrofi naturali. Purtroppo vent’anni fa le tematiche ambientali non avevano la risonanza sui media come stanno avvenendo oggi. Sono certa che quanto già evidenziato nel passato può essere ripreso con determinazione, anche perché non è stato fatto molto.
L’ambiente è il territorio in cui viviamo. Territorio inteso come rapporto tra l’ambiente, l’agricoltura e la salute del cittadino. C’è tutto un capitolo che sfugge per il momento al campo di applicazione del diritto europeo, perché si tratta di tematiche di competenza nazionale, come quello sulla pianificazione territoriale, che dovrebbe tener conto della tutela ambientale e non soltanto quando si realizzano grandi opere che sono già soggette alle disposizioni di valutazione ambientale strategica. Il tema è anche connesso all’attuazione dei piani urbanistici. Ritengo, altresì, che le energie rinnovabili siano di grande utilità per la sicurezza energetica, la mitigazione dei cambiamenti climatici e i benefici economici ma sarà necessario promuovere una campagna di sensibilizzazione all’uso corretto energetico coinvolgendo principalmente i giovani.
SOSTEGNO AGLI AGRICOLTORI
Proteggere il paesaggio è fondamentale, ma bisogna ricordarsi che il paesaggio attuale è stato modellato nei secoli per adattarsi allo sviluppo. Non bisogna tralasciare l’importanza delle nuove tecnologie e l’evoluzione delle pratiche agronomiche. Come tutti sanno nel Centro Italia il vino e l’olio, per esempio, sono settori agricoli fra i più importanti, che hanno reso l’Italia famosa in tutto il mondo. L’agricoltura nel nostro paese, purtroppo non è molto remunerativa e i contributi della Commissione Europea sono fondamentali. Mi riferisco alla PAC (Politica Agricola Comune) e al Fondo Europeo Agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR), che supportano gli agricoltori e gli permettano di continuare a gestire il nostro territorio. Bisognerà porre attenzione, anche in futuro, sui destinatari dei contributi, per cercare che ogni singolo euro europeo vada ad aiutare i nostri agricoltori e le loro attività. Ritengo, inoltre, che sia indispensabile individuare anche a livello comunitario dei soggetti che conoscano a fondo le esigenze e i problemi degli agricoltori degli Stati membri, per poter indicare quali siano le vere necessità di ogni singolo territorio. In Italia, per esempio, l’Accademia dei Georgofili con sede a Firenze si occupa di tutto questo e porta avanti una serie di azioni mirate e di grande attenzione sulle tematiche agricole e le specificità territoriali.
ERASMUS PLUS PER LE PMI
Ritengo doveroso che ci sia un’attenzione primaria per le Piccole e Medie Imprese (PMI), che rappresentano il tessuto connettivo dell’Italia, ma anche dello sviluppo economico dell’intera Europa. È necessario che l’accesso al credito possa essere sempre più facilitato, consentendo in un futuro più che prossimo, la possibilità di attingere ai mercati di capitali europei. È necessario però incentivare una maggiore adozione e utilizzo dell’ICT (Information and Communications Technology) e dei servizi digitali come acceleratori dello sviluppo anche per velocizzare il processo di trasformazione e di maggiore efficacia. La chiave del successo è una piattaforma che colleghi consumatori e creatori di contenuti favorendo la digitalizzazione delle imprese e commercio elettronico. La mia proposta è realizzare un programma ERASMUS PLUS PER LE PMI che siano in grado di valorizzare le proprie capacità artigianali, storiche e innovative; generando un dialogo tra gli Stati Membri per realizzare una rete europea tra piccoli imprenditori e artigiani con programmi innovativi finanziati. In questo modo si potrebbe concretizzare uno scambio di buone pratiche e, altresì, d’innovazione e ricerca creando tante nuove opportunità per le piccole e medie imprese europee con partenariati innovativi per costituire sinergie tra il mondo dell’istruzione e quello del lavoro.
INVESTIRE NELL’ECONOMIA DIGITALE
L’economia digitale è il termine che indica innovazione e tecnologia, applicate all’economia e a tutte le attività necessarie a soddisfare un bisogno. Non bisogna però lasciare il primato in questo settore alla Cina e all’USA. La partita sull’Intelligenza Artificiale si gioca tra USA, Cina, Europa e Israele. L’Europa paga la frammentazione nelle varie politiche nazionali. L’Italia è al 25° posto su 28 paesi europei nel punteggio DESI (Digital Economy and Society Index) complessivo del 2018 e ha sviluppato una strategia per raggiungere gli obiettivi indicati predisponendo il “Piano nazionale Banda Ultra Larga” e “Crescita Digitale”. Affinché si sviluppi una più efficiente economia digitale è necessario vi siano alcuni presupposti: dotarsi di infrastrutture tecnologiche, fisse e mobili, evolute; diffondere tra le PMI una maggiore adozione e utilizzo dell’ICT; ripensare i modelli imprenditoriali; puntare sulla formazione dei lavoratori.
Le cinque aree tematiche da valutare sono: connettività; capitale umano e competenze digitali; uso di internet da parte dei cittadini; integrazione di tecnologie digitali da parte delle aziende; digitalizzazione dei servizi pubblici. Attenzione però che l’economia digitale ha uno raggio di azione molto più ampio della Rete (Internet), comprende tutte le diverse tecnologie, sia hardware che software, sia online che offline: dai sistemi cloud al mobile, dall’Internet ai Big Data, fino ai social network. È un settore in continua evoluzione e trasformazione tanto da ampliare continuamente lo spazio dell’economia digitale. Il fenomeno più importante è la sempre maggiore integrazione e ibridazione tra il digitale e l’economia tradizionale, i cui processi produttivi vengono trasformati e ottimizzati dalla tecnologia digitale. È, comunque, necessario riferirsi al programma comunitario, approvato recentemente, “Europa Digitale” che punta a sfruttare al meglio il nuovo quadro giuridico che sta dando vita al mercato unico, concentrandosi su cinque settori: calcolo ad alte prestazioni, intelligenza artificiale, cybersicurezza, competenze digitali e uso delle tecnologie digitali nell’economia e nella società.
NUOVI MANAGER EUROPEI PER IL RILANCIO DEL TURISMO
L’Unione Europa deve tornare a parlare di turismo e definire una strategia comune, in cui l’Italia possa giocare un ruolo chiave, come è nella sua tradizione. Si devono individuare percorsi che uniscano concretamente istituzioni e operatori di settori anche per dare le risposte adeguate ad ogni tipo di attività turistica. Bisogna incentivare nuovi corsi per la formazione di manager che abbiamo competenze polivalenti, non solo nelle strette materie di competenza sull’accoglienza e ospitalità, ma che sappiano tenere conto di tutti quelli aspetti innovativi, sociali, culturali e artistici che appartengono al nostro straordinario patrimonio storico-culturale e che meritano di essere valorizzati pienamente anche imparando a sollecitare tutti i sensi per far suscitare profonde emozioni.
PARI RETRIBUZIONE E ACCESSO ALLA CARRIERA PER LE DONNE
Un elemento essenziale della politica europea è il processo di emancipazione della donna e la sua eguaglianza nel lavoro. Da sempre mi occupo dei diritti delle donne e delle pari opportunità. Con la Conferenza delle Nazioni Unite di Pechino sono state promosse delle azioni negli Stati membri a favore della parità di genere che molto spesso sono andate nella direzione opposta rispetto all’uguaglianza. Anche le quote rosa hanno contribuito ad evidenziare il problema dando un aiuto fintanto che non sarà raggiunta la reale parità. Invece di agevolare la donna e il suo percorso di crescita, a volte con azioni un po’ “goffe”, abbiamo ottenuto il risultato opposto. Bisogna innanzi tutto garantire una pari retribuzione effettiva a livello europeo, sia in campo pubblico che privato, che attualmente non è stata raggiunta nonostante che le donne siano più preparate e capaci di gestire la famiglia e la vita lavorativa. Occorre eliminare tutte le discriminazioni contro la donna per garantire le pari opportunità.
NESSUNO SCONTO DI PENA PER CHI COMMETTE REATI CONTRO LE DONNE
Sul problema delle violenze contro le donne possiamo e dobbiamo fare di più, anche a livello culturale. Il fatto tragico è che esistono ancora gravi reati di stalking e forti ricatti morali, che sono intollerabili. Dobbiamo affrontare il problema con un’azione forte, decisa e comune in Europa. Basti riflettere sul terribile dramma della dilagante violenza sulle donne, presente in tutti gli Stati membri, senza eccezioni, che deve essere punita severamente. E le violenze sono così inaudite che assomigliano quasi ad una rivalsa nei confronti delle donne che cercano l’emancipazione. Queste donne vanno aiutate ex ante, e non dopo che la violenza si è verificata: un modo che abbiamo per farlo è l’educazione, il rispetto e l’istruzione. Ritengo che si debba garantire la certezza della pena per chi commette le violenze. Chi si macchia di questi reati deve finire in carcere e non deve poter accedere a condoni e a sconti di pena.