Asilo Nido Gratuito per aumentare natalità, Pil e occupazione femminile

Monica Baldi

Asilo nido gratuito per le famiglie? Si può fare. E per me non è una semplice provocazione elettorale. Sono candidata alle elezioni europee del 26 maggio 2019 con Fratelli d’Italia, ma tutto l’impegno sociale, culturale e politico che ha caratterizzato la mia vita, mi ha sempre spinto ad impegnarmi affinché fosse riconosciuto il ruolo determinante della donna nella nostra società, per una reale ed effettiva parità di genere. Mi riferisco alla possibilità di accedere alla stessa carriera degli uomini, una pari retribuzione, poter fare dei figli senza dover rinunciare al lavoro o essere penalizzata nella carriera.

Nel nostro paese ci sono alcuni strumenti concreti come la maternità e la paternità (che variano ovviamente in base alla posizione lavorativa), il bonus bebè, il bonus per gli asili nido, ma nei fatti manca una reale emancipazione della figura femminile, cosa che invece avviene ormai da decenni in molti paesi dell’Europa del Nord. Troppo spesso un’azienda rinuncia ad assumere una donna o evita di fargli fare carriera solo perché in futuro, probabilmente, metterà al mondo dei figli. Ecco perché la questione degli asilo nidi gratuiti è una delle priorità su cui intervenire, soprattutto per tutte le implicazioni sociali ed economiche che può determinare nella nostra società.

Il processo di emancipazione della donna e la sua eguaglianza nel lavoro, nella comunità e nella vita in genere, è condizione essenziale nella politica europea. Con la Conferenza delle Nazioni Unite di Pechino sono state promosse delle azioni negli Stati membri a favore della parità di genere che molto spesso sono andate nella direzione opposta rispetto all’uguaglianza. Anche le quote rosa hanno contribuito ad evidenziare il problema dando un aiuto fintanto che non sarà raggiunta la reale parità. Invece di agevolare la donna e il suo percorso di crescita, a volte con azioni un po’ “goffe”, abbiamo ottenuto il risultato opposto. Bisogna innanzi tutto garantire una pari retribuzione effettiva a livello europeo che non è stata raggiunta nonostante che le donne siano più preparate e capaci di gestire la famiglia e la vita lavorativa. Occorre anche eliminare tutte le discriminazioni contro la donna per garantire le pari opportunità.
Nel 2002 il Consiglio Europeo a Barcellona ha stabilito due obiettivi per quanto riguarda la diffusione di servizi per l’infanzia come l’asilo nido. Gli Stati membri dovevano impegnarsi attivamente ad offrire questi servizi:
– ad almeno il 33% di bambini sotto i 3 anni (obiettivo che riguarda la presenza di asili nido e di servizi per la prima infanzia);
– ad almeno il 90% dei bambini di età compresa fra i 3 anni e l’età dell’obbligo scolastico (obiettivo che in Italia riguarda le scuole per l’infanzia).

Sul primo fronte, quello degli asili nido e dei servizi per la prima infanzia, il legislatore italiano ha integrato l’obiettivo del 33% anche nella normativa nazionale. Il Dlgs/65 del 2017 all’articolo 4 dice:
“Lo Stato promuove il progressivo consolidamento, ampliamento, nonché l’accessibilità dei servizi educativi per l’infanzia, anche attraverso un loro riequilibrio territoriale, con l’obiettivo tendenziale di raggiungere almeno il 33 per cento di copertura della popolazione sotto i tre anni di età a livello nazionale”.
Lo stesso legislatore ha poi fissato anche il metodo per il perseguimento di un riequilibrio territoriale nell’offerta di servizi per la prima infanzia, per ridurre il gap con i territori carenti o privi di offerta.
I dati Eurostat del 2016 hanno dimostrato che l’Italia si colloca positivamente al 92,6% per quanto riguarda la fascia di età compresa tra 3 e 5 anni. Il discorso cambia, invece, per i bambini sotto i 3 anni, una fascia in cui la donna è decisamente a “rischio”. Come dato globale l’Italia è poco al di sopra del 33% nella fascia compresa tra 0 e 3 anni (34,4%), mentre si scende di quasi 10 punti per l’utenza da 0 a 2 anni, con disuguaglianze anche all’interno delle stesse città, soprattutto quelle più grandi.

Questi dati dimostrano, in maniera inequivocabile, come ci sia tanto lavoro da fare per garantire un’offerta in termini di strutture adeguate e qualificate, ma allo stesso tempo ci dimostra anche che garantire l’accesso gratuito all’asilo nido rappresenterebbe una delle misure più forti a sostegno delle famiglie e del tasso di natalità, garantendo più benessere, più possibilità di spese ed investimenti e quindi una crescita costante del Pil. E ultimo, ma non per ordine di importanza, un incremento dell’occupazione femminile.

Un Paese dove si decide di non mettere al mondo dei figli, in maniera scientifica, e in cui il tasso di natalità è garantito solo dalle famiglie di immigrati, è un paese che non ha futuro, un paese destinato a perdere la sua memoria. E per questo mi impegnerò con passione e determinazione a sostenere la natalità e aiutare i genitori anche al fine di conservare la propria storia e identità.

Il Secolo d'italia intervista Monica Baldi
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