LA GESTIONE DEL PATRIMONIO CULTURALE

La gestione del patrimonio culturale

La gestione del patrimonio culturale

Prefazione di Monica Baldi

Impegni istituzionali  mi impediscono di essere presente al “III Colloquio Internazionale sulla Gestione del Patrimonio Culturale”, ma partecipo il mio più vivo interesse per la manifestazione e per contenuti in essa trattati che ritengo debbano essere giustamente valorizzati.

Il trattato dell’Unione all’articolo 128 evidenzia l’importanza “di incoraggiare la cooperazione tra Stati membri” e di appoggiare ed integrare l’azione di questi ultimi in particolar modo nella “conservazione e salvaguardia del patrimonio culturale di importanza europea”.

Questo impone alle istituzioni responsabili della definizione e della attuazione dei programmi culturali in Europa una valutazione delle azioni realizzate nel passato ed una ridefinizione degli obbiettivi sulle basi di un nuovo panorama storico-geografico.

È chiaro che la conservazione del patrimonio culturale e architettonico evidenza la funzione della cultura nella società e gli obbiettivi che la politica culturale dovrebbe perseguire con scelte che, purtroppo, il più delle volte vanno in second’ordine se intervengono momenti cruciali e drammatici della vita di un essere umano.

Il linguaggio dell’arte, nelle sue forme ed espressioni più diverse e riuscite, è da considerarsi come un linguaggio universale comprensibile a tutti, che porta in sé valori e principi di rispetto di rispetto, pace, tolleranza e solidarietà.

Bisogna anche considerare che gli apporti culturali e l’influenza di stili riconoscibili, derivanti da altri paesi e culture, danno origine ad una specificità ad una simbologia che diventa la nostra eredità comune, vale a dire la nostra identità ricca delle nostre diversità nazionali.

Le crisi di identità non nascono da uno smarrimento momentaneo o da un dubbio sul valore del patrimonio o dell’eredità, bensì dall’assenza di un progetto esaltante da condividere con gli altri.

Una politica culturale espressione dell’Europa diventa quindi il nostro baluardo in un disegno di costruzione europea che non è solo uno spazio economico e politico.

Il patrimonio culturale europeo è l’espressione delle nostre diverse identità e allo stesso tempo delle nostre origini comuni, dove i materiali, gli elementi, le forme, gli spazi si articolano si uniscono e si dividono nella ricerca continua di un equilibrio tra la tradizione e il nuovo.

Quindi la conoscenza e la comprensione del patrimonio architettonico sono elementi fondamentali nella definizione della propria identità culturale e ne diventano testimonianze e indici rivelatori delle nostre origini e della nostra storia.

Il programma quadro per la cultura 2000-2004 in discussione presso le Istituzioni Europee al fine di risultare efficace, grazie all’intervento del Parlamento Europeo, ha proposto un approccio settoriale che tiene conto dei differenti bisogni di ogni settore culturale.

È fondamentale considerare il patrimonio culturale quale risorsa primaria dell’Unione Europea che si presenta alle sogli del 2000 con grandi sfide da affrontare quali:

  • il processo di allargamento;
  • il fenomeno della mondializzazione;
  • lo sviluppo della società dell’informazione;
  • l’occupazione e la coesione sociale.

La promozione dello spazio culturale europeo si può raggiungere attraverso alcune azioni:

  • la valorizzazione del patrimonio culturale ed architettonico e la promozione del dialogo culturale;
  • la creazione e la diffusione transnazionale della cultura e la circolazione degli artisti e delle opere;
  • la promozione delle diversità culturali e lo sviluppo di nuove forme di espressione culturale;
  • la diffusione e l’affermazione delle culture europee nei paesi terzi e il dialogo con le altre culture del mondo.

Il programma Cultura 2000 è destinato ad incentivare le creatività, la conoscenza e la diffusione della cultura dei popoli europei, attraverso un approccio settoriale la cui flessibilità favorisca la realizzazione di sinergie tra vari settori artistici e le nuove forme di espressione.

Il programma mira a incoraggiare la cooperazione a livello regionale tra organismi, operatori e istituzioni culturali degli stati membri, a promuovere l’affermazione della creazione culturale assicurando la vitalità dei progetti artistici e a sostenere azioni che, per il loro rilievo e per il loro carattere europeo, permettono di dare pieno risalto alla cultura europea; all’interno non meno che all’esterno dell’Unione.

Le azioni nel settore culturale sono le più incisive, anche per i costi che comportano, ed è incredibile che il Consiglio dei Ministri Europeo voglia ridurre la dotazione finanziaria richiesta da noi in Commissione Cultura.

Un aspetto che non può essere sottovalutato è il nesso che lega il recupero e la salvaguardia del nostro patrimonio culturale ed architettonico con gli aspetti economici ed occupazionali così gravemente compromessi in questo periodo nel nostro Paese.

Non è retorico affermare, infatti, che i beni culturali sono sempre più apprezzati e, se ben conservati, diventano un’importante risorsa economica e sociale. Porre dunque le premesse per rendere fruibile il nostro patrimonio architettonico e culturale non è solo un dovere morale di tramandarlo alle generazioni future nel miglio stato di conservazione possibile, ma diventa uno strumento per sviluppare il turismo, attirare capitali, incentivare le attività imprenditoriali nel settore e creare nuovi posti di lavoro.

È chiaro che una buona gestione delle ricadute finanziarie del patrimonio culturale permette di ricavare le risorse per una concreta ed efficace salvaguardia dello stesso, in cui diventa importante l’intervento privato nella valorizzazione e quello delle Istituzioni pubbliche nella conservazione.

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